….
mi cado,
gli occhi di punta,
neri
dirupo sassi, fuori orbita, lapillati a
pareti intime, sforbiciate crostacee
d’abissi così fondi, questi abissi
così fondi, d’abitare, e non c’è quiete,
domestica, d’umori ciclonici, ma non c’è
scivoli
scintillati di culetti caldi
su lingue d’argento stridule, non
c’è tempesta, inattesa, l’aggrapparsi ai giochi
ostinati
di fanciulli senza tempo. […] Non c’è
notte, trapunta di stelle, sacco a pelle
impelagato su panchine metalliche,
tutte lampade
maestre di desideri, la notte buona
ferma al centro d’infinito plano
in distese acquatiche, lontananze, non c’è
amore di pianto, insonne, non c’è
riso, abbondante, dilagato umorismo
ebbro
assassino di troppa luce, non c’è
luce; tutto gronda
corridoi oltremani, parapetti
fulminanti, non c’è
sosta, la caduta
in desiderata, a bordo
lamina, non c’è velo
di sudore, e gonfiore
soffiato, in
fanghiglie pastose, sulle spalle nude,
fuori agli orti intervallati, fuori
le scale delle chiese sconsacrate
da istinti marmorei nel bagnasciuga
di certi doni, scoperti, tra i moreti
benedetti al dio di passaggio […]
e vorrei dirvi cosa ascolto
stanotte, frequenze d’onde,
vorrei dirvi dove ascolto, parabola,
gli ossicini rosari d’ogni amore
a nocche snodate, mia grazia,
mio grazie, vorrei
dirvi […]
perdonatemi, obliai,
solista, in vuoti d’arie,
filastrocchi “vorrei”
[…]
molto spoetica, ma la notte m’era insonne e lasciai andare scrittura
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Vorresti…condizionale dei sensi, condizionale d’esistenza, modo di un vivere su soglie oniriche inattraversate…se è spoetico tutto ciò io sono lo Yeti. 😀
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lo Yeti lo vedo come un improbabile, Franz, oggi con tutta quest’afa… arriva squagliata pure la visione!
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appunto richiamai lo Yeti…improbabile proprio come è improbabile la natura spoetica del tuo scrivere…gran uso del condizionale, lascia che te lo ripeta.
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sé sé…
ma il lettore ha sempre ragione 😀
in verità con quest’afa lo Yeti squagliato comunque saprebbe di fresco 😦
provo a piglià un po’ di vento in faccia con la mia bella
buon mare, allora, Franz 🙂
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e tu salutami il tuo amato litorale.
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per questo testo dovrei salutarti gli scivoli, proprio gli scivoli, che me l’hanno ispirato
un litorale con scivoli, proprio quelli dei bambini, quelli che mi facevano paura e mi piacevano tanto da bambina
sono giostrine che, a dire il vero, amo ancora oggi. Scivoli, altalene, e tutti quei giochi che a ridosso dei litorali ‘grezzi’, sono una delle bellezze a cui mai rinuncerei o permetterei che i bambini rinunciassero
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mi par quasi di vederli e di ascoltare le urlette selvagge d’e criature ca se vottano!
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🙂
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🙂
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“molto spoetica”… scrivi nel tuo primo commento
no, poetica moltissimo questa tua “Scorrimenti”
“ma non c’è
scivoli
scintillati di culetti caldi
su lingue d’argento stridule,”
e questi versi… ❤
ecco, sento gli urletti dei bimbi che con paura e coraggio si lasciano scivolare dagli scivoli
sì, sci_volare
loro lo fanno dagli scivoli piccoli nei loro spazi di gioco
noi lo facciamo tutta la vita da scivoli enormi invisibili
mi è venuta questa riflessione…
Dora brava ("minima" certo) brava cara…
Possa tu avere un lenzuolo di stelle questa notte, stelle grandi come quelle della mia baia in Asia…
ti voglio bene
a.
ci troviamo qui, sì :*
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“loro lo fanno dagli scivoli piccoli nei loro spazi di gioco
noi lo facciamo tutta la vita da scivoli enormi invisibili
mi è venuta questa riflessione…”
scusa se ti rispondo solo adesso, anche se mi avevi segnalato il commento…
segno un passaggio che mi ha colpita particolarmente e che voglio ricordare … questi scivoli invisibili…
grazie e ancora una bellissima notte lungo il corso, lo scivolo, d’acque chiare per te
baci baci,
a presto
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grazie.
a presto, Dora
baci
a:)
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